“La casa è una macchina per abitare”: questa è la definizione data negli anni 20′ dello scorso secolo, da uno dei padri dell’architettura moderna: Le Corbusier. Questa definizione è più che mai vera, se si vuole avere una casa efficiente dal punto di vista energetico: bisogna pensare a una macchina. D’altronde questo è il concetto alla base del certificato APE -attestato di prestazione energetica degli immobili residenziali e non-
Quando compriamo un’auto o un elettrodomestico vogliamo sapere anche quanta energia consuma e pretendiamo che questo dato sia certificato e garantito. Ma molti di noi non sono cosi attenti al consumo energetico quando si tratta dell’acquisto di una casa, ovvero del luogo dove passeremo buona parte della nostra vita.

Per gli immobili sono previste 10 classi di prestazione energetica dalla G ,la più dispendiosa, alla A4 la meno dispendiosa e vicina all’edificio a energia quasi zero.
Investire in una casa ad alta efficienza energetica (classi da A1 a A4) o ad energia quasi zero equivale a un investimento con rendita certa per tutta la vita di utilizzo della casa. Questo vale sia per una nuova residenza, che per una sottoposta a lavori di riqualificazione energetica; in questo caso l’investimento sarà tanto più redditizio, quanto più si investirà in una buona analisi energetica e in un progetto di riqualificazione.

Per chi non lo sapesse ancora, i flussi di energia tra ambiente interno ed esterno avvengono attraverso: i muri perimetrali e di separazione tra unità immobiliari, le finestre, i cassonetti, le porte d’ingresso, il pavimento a contatto con il terreno o di divisione con il piano interrato, il lastrico solare.
Inoltre ci sono altri elementi disperdenti: i solai e i muri di divisione verso ambienti non riscaldati e i ponti termici, per quest’ultimi spesso non si presta sufficiente attenzione sia in fase di progetto che di valutazione energetica, eppure sono i primi a evidenziare i difetti di un edificio con scarse qualità energetiche e quindi grossi consumi in termini sia di riscaldamento, che di raffrescamento. Questi i più importanti ponti termici:

- i pilastri e le travi con almeno una faccia esposta verso l’esterno, in particolar modo quelli d’angolo;
- la presenza di strutture in aggetto come: balconi, pensiline, travi esterne, setti esterni;
- l’intersezione tra muri esterni e muri interni;
- l’attacco tra terreno e involucro dell’edificio;
- le giunzioni tra finestre e muri;
- i parapetti dei terrazzi o delle logge.
Nella foto agli infrarossi è possibile vedere l’effetto dei ponti termici come: il balcone, il perimetro delle finestre e la presenza sulla finestra di un architrave in cemento.

Oltre ai flussi energetici in uscita, vi sono anche quelli in entrata con la radiazione solare, attraverso le finestre. Il passaggio di energia attraverso le finestre costituisce un elemento progettuale molto importante, perché la posizione, le dimensioni e le caratteristiche prestazionali dei componenti vetrati ci consentono di controllare l’apporto di energia dovuto all’irradiazione solare. Questo apporto risulta particolarmente conveniente nel periodo invernale, mentre è da ridurre il più possibile nella stagione calda, quando la necessità è di espellere il calore. Di particolare interesse sono le serre solari che permettono per “effetto serra” di immagazzinare l’energia del sole, distribuendola negli ambienti adiacenti alla serra.
Nella gestione dei flussi energetici in uscita ed in entrata da un edificio, il ruolo più importante è costituito dall’involucro edilizio nelle sue parti opache e trasparenti, nella sua esposizione ,secondo i punti cardinali delle varie facciate e nella capacità di gestire l’irraggiamento solare nel periodo freddo (per es. serre solari o finestre esposte a est-sud-ovest) e nel periodo caldo (per es. ombreggiamenti con elementi architettonici, brise solei, alberi, sistemi di ombreggiamento modulabili).
Dobbiamo pensare l’involucro dell’edificio come la carrozzeria di un’auto, tutti sappiamo che la sua forma influenza le prestazioni della macchina.