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Cos’è l’impianto di ventilazione meccanica controllata degli ambienti – VMC

Fino a circa 20 anni fa, la ventilazione naturale degli ambienti, in specie residenziali, era in parte garantita dagli “spifferi” dovuti alla non perfetta tenuta del telaio delle finestre. Cosa positiva per il ricambio d’aria, ma un enorme spreco energetico. Dal 1991 sono state emanate una serie di leggi e norme in ambito di risparmio energetico, sempre più severe per le prestazioni termiche dei componenti edilizi portando a produrre infissi così detti “termici” con una elevata tenuta all’aria quindi privi di “spifferi”. L’applicazione di queste leggi ha consentito un elevato risparmio energetico per il riscaldamento, a scapito dell’aerazione naturale permanente dell’immobile durante le 24 ore.

Una casa di recente realizzazione è una casa con finestre ad elevata tenuta, ma il giusto ricambio d’aria è indispensabile per il benessere ambientale, come già chiarito in un precedente articolo. Il calcolo per un corretto ricambio d’aria dipende dai seguenti fattori:

  • dimensione degli ambienti
  • numero di occupanti
  • tempo di permanenza degli occupanti
  • tipo di attività svolta dagli occupanti
  • tipo di vestiario
  • emissioni inquinanti interne
  • ambiente esterno

È chiaro che tutti questi parametri non possono essere controllati manualmente, attraverso la semplice apertura saltuaria delle finestre. Si necessita di un impianto di ventilazione meccanica controllata VMC, costituito da uno scambiatore come quello in foto, ben dimensionato e programmato che sulla base delle misurazioni rilevate, garantisca un adeguata ventilazione e ricambio d’aria negli ambienti. Inoltre questo tipo di impianti riducono le dispersioni di calore, perché recuperano il calore presente nell’aria che stiamo espellendo, al contrario dell’apertura di una finestra che disperde anche il calore dell’ambiente. Altro vantaggio è dato dalla presenza dei filtri interni alla macchina, con cui si abbatte l’immissione di inquinanti dall’esterno.

Come schematizzato in figura questo tipo di impianti sono costituiti da uno scambiatore, dotato di ventilatori di aspirazione ed immissione, e da canalizzazioni, alcune che prelevano aria dagli ambienti cucina e bagno, altre che immettono aria rinnovata negli ambienti soggiorno e stanze da letto/studio. Con due punti esterni rispettivamente di prelievo e espulsione aria.

Come detto, la corretta ventilazione dipende da molti fattori tra cui l’aria esterna, ma non bisogna trascurare le fonti di inquinamento interno, per esempio la presenza di fumatori, oppure i materiali della casa. Generalmente una casa nuova o recentemente ristrutturata emana più inquinanti chimici, i VOCs, che devono essere evacuati per mezzo della ventilazione degli ambienti.

Quello descritto è il sistema più efficiente e coordinato di ventilazione meccanica controllata, che in un edificio esistente, comporta lavori impiantistici ed edili non trascurabili, sia per il costo che per il disagio, nel caso in cui non si dispone di un altra residenza durante le lavorazioni. Ci sono altri sistemi meno invasivi di VMC, di tipo puntuali, ovvero che possono servire solo un ambiente. Si basano sullo stesso funzionamento del banale estrattore presente nei bagno senza finestra, ma hanno dei canali concentrici di espulsione ed immissione di aria, in alcuni casi anche con recupero di calore. È possibile installarli sulla parete esterna, praticando un semplice foro di carotaggio. Se magari abbiamo deciso di sostituire gli infissi, possiamo approfittare per installare un sistema, sempre puntuale ma integrato nel perimetro della finestra. Gli svantaggi di questa tipologia sono: la necessità di installarne uno per ogni ambiente (non sempre possibile) e la manutenzione generalmente più difficoltosa.

Il ricambio d’aria negli ambienti domestici durante l’emergenza COVID-19

Come già scritto in un precedente articolo, questa emergenza pandemica sta obbligando tutti noi a trascorrere molto più tempo in casa. Una casa che, storicamente, non è mai stata pensata per ospitarci 24 ore al giorno e con tutta la famiglia. Questa condizione può avere conseguenze sanitarie, legate alla qualità dell’aria negli ambienti chiusi. In proposito l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato il “Rapporto ISS COVID-19 n.5/2020” scaricabile a questo link, si consiglia inoltre di visitare il sito: http://www.iss.it/infografiche, perché contiene molte informazioni su questa emergenza, anche sui comportamenti da tenere.

È importante avere degli ambienti domestici con una buona qualità dell’aria, perché la qualità dell’aria negli ambienti interni, così come quella dell’ambiente esterno, ha un ruolo fondamentale sulla nostra salute.

La qualità dell’aria interna, dipende sia da quella esterna che immettiamo in casa, sia dalla presenza negli ambienti, di sorgenti di emissione e diffusione di contaminanti chimici e biologici.

Il nostro stare in casa, le operazioni che compiamo, gli elettrodomestici e gli arredi sono tutti, più o meno, sorgenti inquinanti, vuoi di tipo biologico, vuoi di tipo chimico.

Per avere una buona qualità dell’aria che respiriamo, dobbiamo ridurre il più possibile la concentrazione di questi inquinanti nel nostro ambiente. Questo si può fare con un buon ricambio d’aria, immettendone nuova dall’esterno.

Quindi apriamo le finestre di casa, se possibile contemporaneamente su versanti opposti dell’edificio, o se l’abitazione è su più piani (come è frequente per le case dei centri storici) possiamo sfruttare anche l’effetto camino del vano scala, aprendo il sopraluce del portone d’ingresso, le finestre dei pianerottoli e le porte d’ingresso al piano. Ricordiamo però che l’aria esterna non è priva di inquinanti, per cui preferiamo se possibile, i lati che non si affacciano su strade trafficate e le ore con meno traffico, in extremis nelle ore notturne. Nel caso di doppio affaccio non dimentichiamo che il flusso d’aria va dalla facciata in ombra dell’edificio verso quella soleggiata, e nel caso di più piani dal basso verso l’alto.

Ma per quanto tempo dobbiamo tenere le finestre aperte, per avere un sufficiente ricambio d’aria? Dipende, dalle dimensioni dell’ambiente, da quelle della finestra, se singolo o doppio affaccio, dalle condizioni ambientali sia interne che esterne.

Dipende anche dal tipo di ambiente. Bagni e cucina necessitano di un elevato ricambio, perché ambienti con alto tasso di umidità. Le stanze da letto richiedono un ricambio d’aria soprattutto di primo mattino, appena alzati. Le stanze in cui si studia o lavora ed il soggiorno hanno bisogno di un ricambio d’aria in funzione dell’attività che si svolge, della durata e dell’affollamento.

In mancanza di un sistema di ventilazione meccanica controllata, dobbiamo affidarci alla nostra percezione dell’aria interna, magari aiutandoci con un termoigrometro, acquistabile dai rivenditori di elettronica, che ci permette di monitorare la temperatura e l’umidità interna.

Secondo il Ministero della Salute, i parametri di confort in condizioni sedentarie, abbigliamento adeguato e assenza di irraggiamento sono: in inverno temperatura interna tra 19°C e 22°C e umidità relativa tra 40% e 50%, in estate temperatura interna tra 24°C e 26°C e umidità relativa tra 50% e 60%.

Per quanto riguarda il tempo di apertura delle finestre per un buon ricambio d’aria secondo l’Institut fur Baubiologie+Okologie Neubeuem, generalmente servono:

  • in inverno con finestra a battente e presenza di corrente d’aria, almeno da 2 a 4 minuti; mentre in estate con le stesse condizioni almeno da 12 a 20 minuti;
  • in inverno con finestra a vasistas e presenza di corrente d’aria, almeno da 4 a 6 minuti; mentre in estate con le stesse condizioni almeno 25-30 minuti;
  • in inverno con finestra a battente ma senza corrente d’aria servono almeno da 4 a 6 minuti; mentre in estate da 25 a 30 minuti;
  • in inverno con finestra vasistas e senza corrente d’aria servono almeno da 30 a 75 minuti; mentre in estate da 3 a 6 ore.

Come riportato nel rapporto dell’ISS, In genere la necessità di un ricambio d’aria ci viene segnalata dal nostro corpo con sintomi quali: “disagio, mal di testa, irritazione di occhi e gola, affaticamento delle vie respiratorie, asma, allergie, problemi cardiovascolari, riduzione delle prestazioni cognitive, riduzione della produttività”

Per comprendere come il nostro stare a casa, svolgendo le varie attività, modifica la qualità dell’aria che respiriamo, si riportano alcuni dati sulla produzione di umidità:

  • una persona in condizioni di riposo produce circa 55 g/h di vapore
  • una persona svolgendo attività moderata produce dai 60 ai 90 g/h di vapore
  • nella pulizia personale si producono 200 g/h di vapore per persona
  • la cottura dei cibi produce 260 g di vapore per ogni mc di gas consumato

Una famiglia media durante l’arco della giornata può produrre fino a 10 lt di acqua.